Visite Natura

La magia del Bosco – Silvio (Guida Naturalistica)

Nel territorio di Montalbano Elicona esistono due siti ricchi di magia e suggestioni: L’Argimusco e il Bosco Malabotta. Il Bosco è unico nel suo genere, residuo di una zona che si è evoluta Naturalmente ci rivela come sarebbe dovuta essere la Sicilia ed in particolare tutti i territori dei Nebrodi e dei Peloritani. Questo fazzoletto di terra oggi è protetta e rientra nelle zone A dei Parchi protetti. Ripercorrere i sentieri del Bosco Malabotta ogni volta è una esperienza irripetibile, i colori, la luce, gli alberi, i suoni che lo pervadono, accompagnano in nostro andare come un sottofondo: è  la voce del Bosco, il silenzio. Il Bosco insegna le Verità piu ricercate sulla Vita, ci aiuta a comprendere come la Natura opera e lo Spirito che la Pervade. Il risultato è un profondo senso di pace e di riequilibrio interiore. E’ già di per se una esperienza, passeggiare in silenzio tra i suoi sentieri, anche senza saperne gran che delle storie che accompagnano le passeggiate che propongo. Lo stupore, il senso di pace, il senso di armonia che si percepisce costituiscono una ricarica energetica naturale e personale.

Folletti e Gnomi dopo un po cominciano ad avvertirsi attorno a noi, piccoli esseri docili e scherzosi, a cui piace ridere e ridere. Magari di capita di inciampare, è normale. Ma se ti capita piu volte allora c’è il loro zampino. Piace scherzare e ridere e raccontare alle loro sorelline e fratellini di come sono riusciti a prenderci in giro. Ma sono Buoni. Scherzo..!! …… forse?

Nel Bosco non si è mai soli. La Vita è presente e operosa, silenziosa ma potente e creativa e lo porti sempre nel cuore.

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Le passeggiate tra i noccioleti di Montalbano Elicona – Un Ambiente che ha il sapore di Casa

La Visita guidata,  al Fiume Elicona, ai Noccioleti e ai Boschi circostanti, consiste nello scoprire un ambiente che ha il sapore di casa.

La Natura ovvero tutti gli elementi e gli esseri viventi che vivono in un areale partecipano e integrano le proprie singole attività nel rispetto di un Armonia di “Sistema”, ogni elemento naturale svolge un ruolo al punto di concorrere a generare un Sistema Naturale e a mantenerlo nel suo complesso. Gli unici esseri viventi, che con i propri comportamenti, non tengono conto di tutto questo è l’animale Umano. Laddove i noccioleti sono stati abbandonati dagli umani la natura si riprende il il proprio habitat, il bosco riprende piano piano a riemergere e troviamo funghi, batteri, muschi, licheni, e poi le erbacee tipiche da bosco, graminaceee, l’acanto, il finocchietto, la ferula, ecc. e poi cespugli come il pungitopo, l’edera, la rosa canina, le piccole ginestre, ecc. e man mano le forme arbustive di alloro, di perastro, di biancospino, ecc., fino agli alberi di querce, faggio, castagno, ecc. La coltivazione dei noccioleti lasciano il posto al bosco, legittimo destinatario di questo territorio. Il mondo vegetale non è il solo a rigenerarsi. Una miriade di essere viventi ripopolano questi territori, dal mondo dei vertebrati a quello degli invertebrati, insetti, roditori, topi, ghiri, rospi, serpenti, uccelli dai piu piccoli ai piu grandi predatori. E’ un pullulare di vita e di suoni. E tutto ci richiama a uno stato di benessere percepito dagli occhi, dall’odorato, dall’udito, dal tatto che si compendia nella percezione di uno stato di “Bellezza”, come espressione di uno stato di armonia, di pace, di equilibrio. La Percezione di stare a CASA.

Tecniche colturali: La cura che prestiamo, come cooperativa agricola Handmade, ai nostri noccioleti si basano su principi di “agroecologia”, in poche parole pratichiamo limitatissimi interventi colturali, che prevedono il semplice sfalcio delle erbe prima della raccolta delle nocciole e che ha nella prevenzione degli incendi e nella prevenzione del dissesto idrogeologico oltre a procurare agli umani un cibo genuino, le nocciole la cui raccolta avviene manualmente lasciando molte nocciole a disposizione di altri esseri viventi residenti, altre motivazione a tutela dell’ambiente agroecologico. E la potatura delle parti delle piante disseccate. In tal modo favoriamo la sopravivvenza del noccioleto.

  1. Alle origini delle nostre origini: prendere coscienza che non siamo soli, che non possiamo vivere da soli, che non possiamo vivere a prescindere dagli altri esseri viventi, e che tutti gli elementi naturali, anche il vento, l’acqua, le piogge, le temperature, ecc. possono essere disturbate dalle nostre attività che spesso non tengono conto delle azioni di disturbo dell’armonia dell’habitat, senza considerare l’habitat in cui operiamo è una casa in comune con tutti gli altri esseri viventi e la superficialità e la noncuranza si potrà ritorcere, prima o poi, su noi stessi umani.

  2. Le nostre passeggiate hanno un obiettivo principale di fare una esperienza nella Natura per cogliere l’opera rigenerante della Natura stessa nell’ambiente e toccare con mano le trasformazioni che la Natura opera per sanare quello che noi umani abbiamo cambiato nel nostro esclusivo interesse. Ci renderemo conto che i nostri comportamenti incidono sulla Vita del nostro pianeta e contribuiscono a generare piu o meno “Vita” al nostro ambiente, ma soprattutto scoprire quanto tutto questo incide su noi stessi, cogliere la consapevolezza di quello che contiamo nell’insieme del “Sistema Naturale” partecipando o meno di questa “Armonia” perdendo la percezione di “senso di equilibrio”, di pace, che governa la Natura e che nel Bosco trova una delle più alte espressioni. La storia dei nostri antenati in viaggio da queste parti ci aiuta a cogliere tutte quelle domande che da sempre accompagnano la Vita e che oggi piu che mai sentiamo il bisogno di mettere al Centro del nostro quotidiano, è “la Spiritualità del Creato”.

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La coop. agr. Handmade ha tra i propri soci una Guida Naturalistica abilitata

Abbiamo da raccontare e far conoscre il Territorio, insieme a tanti amici cultori e appassionati della storia, dell’archeologia,  dei costumi e della gente di questi territori dei Nebrodi storie che hanno un lieto fine, che raccontano di un viaggio che dura di oltre 5000 anni per andare dove? quando? Come? Sono le domande di sempre, di ogni Comunità, di ogni persona di ieri e di oggi. La storia, la scienza, i Territori e i Paesi, le Comunità locali, le Pietre, raccontano che c’è qualcosa sempre di oltre a tutto questo. Il viaggio che Vi proponiamo, vissuto in diversi itinerari a piedi, vi sveleranno il “mistero” senza dare una soluzione, produrranno altre domande, per il prosequio del medesimo viaggio, di una Umanità Errante e mai arrivata.

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Il sentiero dei Mulini ad acqua sul fiume Elicona

“La vita per essere vissuta bene, deve sapere di pane”.

Impasto della farina e lievito

pagnotte prima di entrare in forno

Il pane è una metafora della “Vita”, prima di diventare tale è seme, sepolto e affidato alla fredda terra, dove contende la sua vita con tutti gli esseri viventi e non, presenti nel mondo oscuro del terreno, ricco di vita e di tutto quello che ‘ tornato alla terra, animali, piante, insetti, e anche gli stessi umani. Ai primi tepori germina tutto si muove più veloce e comincia una trasformazione, vengono emesse le radichette e un piccolo germoglio, ed inizia un cammino verso la luce, e deve convivere, e resistere, e condividere la sua vita con il suo ambiente attorno e quando riesce a portare a compimento la spiga matura piena di nuovi chicchi di grano pronta per essere raccolta, deve essere separata, dai semi non buoni. E prima di poter avere del del “Pane” il grano passa prima da una macina, stritolato e sminuzzato per diventare farina. Per diventare pane la farina ha bisogno dell’acqua e l’impasto deve essere lievitato e passare nella calura del forno a 300 gradi. Si sente adesso il profumo del Pane.

Ma il viaggio continua: Il pane nutrimento della vita umana, per entrare a far parte del nostro corpo deve essere masticato e digerito e poi essere assorbito nel sangue per diventare parte delle nostre cellule e del nostro corpo. E’ cosi che il pane diventa una parte di noi, e a sua volta, ciò che prima era diventato parte del grano, assorbendo i nutrienti prelevati dal terreno e dall’aria, ora anch’essi fanno parte di noi siamo diventati una cosa sola. E’ Meraviglioso!

I mulini costituiscono quei congegni che l’uomo ha inventato per facilitare la trasformazione del chicco di grano in farina. Sul Fiume Elicona ci sono testimonianze di tali manufatti. Ve ne rappresento uno “il Mulino della Chiappazza” nel territorio di Montalbano Elicona sul Fiume Elicona. Un esempio del funzionamento del Mulino.

Valutazione del grado di difficoltà: Percorso medio facile; non adatto per bambini sotto gli otto anni con poca dimestichezza con le arrampicate. Poco adatto a chi ha difficoltà a camminare.  Eì opportuno dotarsi di scarpe da Trekking, una bottiglietta di acqua, portarsi dietro qualche barretta di cioccolata; e dei semini di frutta secca.

Si Parte: ore 10.00 dalla piazza del Comune, nell’attesa si racconta una breve storia di Montalbano Elicona, Crocevia  di popoli ed eserciti, porta di ingresso nell’entroterra siciliano e luogo di sosta di eserciti e regnanti come Federico II di Svevia;

si parte per raggiungere l’antico sentiero “Gambarella”  tra i boschi e si arriva al bivio di due sentieri a destra per scendere alla “Pietra alla Chiappazza” detta “Sentiero Cambarella” a sinistra detta “Sentiero Carboniere o maletto” per andare in “Contrada Maletto”.

  1. Il paesaggio è incantevole, e durante il percorso possiamo notare le tracce di una permanenza umana, piccoli appezzamenti in cui si viveva, 4 pecore, 1 maiale, un piccolo orto, la legna per l’inverno e spesso serviva come deposito delle cose di casa della famiglia. Gli uccelli ci volano vicino e si sente il loro canto in coro senza che questo diventi fastidioso, la brezza ci accompagna e rende fresco e piacevole il nostro cammino;
  2. Si scende a valle e intravvediamo il fondo valle dove passa un braccio affluente del fiume Elicona, il “torrente Maletto”, la vegetazione particolarmente rigogliosa, si differenzia per il suo colore verde e la sua varietà di forme e tonalità di verde. Lo sterrato porta a valle ma ai margini si notano colori e profumi ed emergono prepotentemente durante il nostro andare;
  3. Arriviamo al fondo della valle, adesso al fruscio della brezza sulle foglie si aggiunge il suono dell’acqua del torrente, cerchiamo il passaggio che ci consente di attraversarlo per inoltrarci nel sentiero che ci porta nel letto del torrente fino al “Ponte di Ferro”.
  4. Ci si inoltra nel bosco fino a scendere al fiume, nelle stagioni estive a partire da giugno è piu che un piccolo ruscello, dall’acqua limpida, dove si possono intravvedere le piccole trote, gli avannotti, le farfalle, danzano nell’aria e ci accompagnano nella nostra fatica del percorso. Io mi fermo a bere l’acqua del fiume, dove è piu in movimento, e come fanno tutti gli esseri viventi assetati mi inginocchio e ringrazio madre terra e sorella acqua che è buona e fresca;
  5. Lo spettacolo della natura è in onda, le pietre con le sue forme, la natura che copre ogni angolo come nessun architetto del verde non saprebbe fare, colori e forme, odori unito a quello dello sterco delle mucche, e le tracce di una bevuta al fiume. Si scarpina tra un salto ed un altro di una pietra, si cercano nuovi passaggi più facili, attraversando una riva all’altra, e diventa quasi un gioco o una danza nella natura. Incontriamo sulla sinistra il primo Mulino, posto in alto e raggiungibile da una rampa in pietrame a secco. Bella l’architettura e ti proietta nel tempo passato quando con i muli i contadini accompagnavano da basso sulla rampa fino al Mulino, in attesa del proprio turno per molire quel grano che rappresentava la sopravvivenza per l’inverno avvenire. Ora siamo in alto, a sinistra una vecchia casa del mugnaio, oramai diruta, piu avanti il mulino, senza macina e senza i congegni che l’accompagnavano; ci si muove tra la vegetazione e lo sguardo va al fiume intorno e sembra ancora di sentire don Nino che attendendo il suo turno scherzava con don Turiddu, i muli infastiditi dalle mosche tenevano la coda sempre in movimento per rendere difficile alle mosche potersi posare; il rumore dell’acqua sulla palette della macina, e Don cola che usciva con il suo sacco di farina…. “benedicere a tutti…!! un saluto era d’obbligo prima di riprendere la strada di casa;
  6.  Si riscende dalla rampa e si riprende il cammino lungo il letto del torrente Maletto fino ad arrivare ad un altro mulino sulla destra, posto anch’esso più in alto;
  7. ore 11.30 Si giunge più avanti alla confluenza del fiume Elicona e in alto troviamo un altro mulino, lo troviamo in migliori condizioni rispetto agli altri e possiamo notare due uscite dell’acqua, segno che questo disponeva di ben due macine; Piu avanti troviamo il “ponte di ferro” costruito dagli americani durante la seconda guerra e consentiva ai contadini e i muli di passare senza dover scendere al fiume e guadarlo;
  8. Alla nostra sinistra notiamo una grande pietra piatta inclinata denominata “Pietra a Chiappazza” a sud circa 10 metri per 20 metri. Su questa pietra venivano asciugati i panni delle massaie che venivano a lavare i panni di casa al fiume un percorso che veniva fatto più volte al giorno.
  9. ore 12.00 – si riprende l’antico “sentiero Gambarella” di ritorno. Il posto è incantevole il selciato ha resistito al tempo ed ancora racconta i passaggi del mulo, delle mucche, dei contadini e delle donne, fatica e bellezza, un misto che accompagnavano la vita di sempre e di Tutti, di chi saliva e di chi scendeva, si sale e ci si riposa ogni tanto guardandosi in giro, come a salutare ciò che si lascia, la brezza e il fruscio delle foglie, il fragore dell’acqua viene assopito dalle poche parole che si riescono a sibilare dal fiato che ci rimane per la risalita, prima del nostro arrivo al punto di partenza alle 12.30.

Per Organizzare rivolgersi:

Un saluto affettuoso va all’Associazione “il Ramarro” con cui il CEAN (Centro di educazione ambientale dei Nebrodi) ha collaborato per tracciare il percorso di questo sentiero in occasione del campo di lavoro di volontariato internazionale nell’agosto 2017 organizzato “dalla stessa associazione Ramarro”

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CLASSIFICAZIONE DELLE DIFFICOLTA’ PER ESCURSIONISMO

L’indicazione delle difficoltà di un itinerario è data per facilitare la scelta di un’escursione. Serve in primo luogo per evitare ad escursionisti ed alpinisti di dover affrontare inaspettatamente passaggi superiori alle loro capacità o ai loro desideri. Nonostante una precisa ricerca la valutazione delle difficoltà rimane essenzialmente indicativa e va considerata come tale.
DIFFICOLTA’ ESCURSIONISTICHE:  secondo una delle Tabelle CAI
T = turistico   Itinerari su stradine, mulattiere o comodi sentieri, con percorsi ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono in genere sotto i 2000 m e costituiscono di solito l’accesso ad alpeggi o rifugi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.    
E = escursionistico   Itinerari che si svolgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni; possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua, quando, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi su pendii ripidi; i tratti esposti sono in genere protetti (barriere) o assicurati (cavi). Possono avere singoli passaggi su roccia, non esposti, o tratti brevi e non faticosi né impegnativi grazie ad attrezzature (scalette, pioli, cavi) che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, moschettoni, ecc.). Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montagnoso, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati.    
EE = per escursionisti esperti   Itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di rocce ed erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc.). Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate fra quelle di minor impegno). Rimangono invece esclusi i percorsi su ghiacciai, anche se pianeggianti e/o all’apparenza senza crepacci (perché il loro attraversamento richiederebbe l’uso della corda e della piccozza e la conoscenza delle relative manovre di assicurazione). Necessitano: esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati.  
EEA = per escursionisti esperti con attrezzatura   Percorsi attrezzati o vie ferrate per i quali è necessario l’uso dei dispositivi di autoassicurazione (imbaragatura, dissipatore, moschettoni, cordini) e di equipaggiamento di protezione personale (casco, guanti).   EEA – F ( ferrata Facile) Sentiero attrezzato poco esposto e poco impegnativo con lunghi tratti di cammino. Tracciato molto protetto, con buone segnalazioni, dove le strutture metalliche si limitano al solo cavo o catena fissati unicamente per migliorare la sicurezza.   EEA – PD ( ferrata Poco Difficile) Ferrata con uno sviluppo contenuto e poco esposta. Il tracciato è di solito articolato con canali, camini e qualche breve tratto verticale, facilitato da infissi come catene, cavi, pioli o anche scale metalliche.   EEA – D ( ferrata Difficile)   Ferrata di un certo sviluppo che richiede una buona preparazione fisica e una buona tecnica. Il tracciato è spesso verticale ed in alcuni casi supera anche qualche breve strapiombo, molto articolato, con lunghi tratti di esposizione; attrezzato con funi metalliche e/o catene, pioli e/o scale metalliche.     
EAI = escursionismo in ambiente innevato.   Itinerari in ambiente innevato che richiedono l’utilizzo di racchette da neve, con percorsi evidenti e riconoscibili, con facili vie di accesso, di fondo valle o in zone boschive non impervie o su crinali aperti e poco esposti, con dislivelli e difficoltà generalmente contenuti che garantiscano sicurezza di percorribilità.   F: facile – M: media – D: difficile    
ALPINISTICA:   I percorsi alpinistici, in quanto tali, si snodano prevalentemente fuori sentiero; richiedono buon allenamento,esperienza di montagna, uso attrezzatura tecnica. Qualsiasi difficoltà alpinistica è da considerare superiore a quelle escursionistiche, richiede conoscenza delle manovre di cordata, l’uso corretto di piccozza e ramponi ed esperienza di alta montagna. Esistono molte classificazioni delle difficoltà alpinistiche (su roccia, in arrampicata artificiale, in arrampicata mista ecc.) per cui non vengono qui elencate.

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Passeggiare il Centro Storico

Percorso Facile:

Durata: 2 ore circa
Difficoltà: Adatta a tutti
Data e ora partenza: ore 10.30
Punto di ritrovo:Ristorante”Ritrovo dei Re” via Principe Umberto 113

Servizio navetta: su richiesta
Tariffa servizio guida:  in base al numero di partecipanti

Si parte alle ore 10.30 – Percorrendo le vie del Borgo possiamo osservare delle chicche che testimoniamo come Montalbano abbia goduto della presenza di Notabili e studiosi e sia stato il centro culturale dell’intera zona; Percorrendo il centro storico incontreremo alcuni balconi di notabili in cui si evincono l’appartenenza di rango dei proprietari appartenenti al Tribunale e ai ranghi dell’alta prelatura; risalendo la via,  sulla sinistra incontriamo la chiesetta di S. Caterina che risale al 1200 Pare che anticamente sia stata costruita questa chiesa sulle mura di un avamposto fortificato delle antiche mura; percorriamo la strada per il castello e troviamo dei fabbricati sulla destra che sembra fossero dedicati alle stalle esterne e delle locande che venivano utilizzate dai viandanti; risaliamo il Castello sede di Federico II di Svevia, distrutto per una ribellione degli abitanti e in seguito ricostruito da Re Federico II d’Aragona nel 1300; Montalbano ha sempre rappresentato il luogo di transito di popolazioni ed eserciti che intendevano inoltrarsi all’interno della sicilia. Per questo motivo Montalbano ha sempre goduto di privilegi e attenzioni di molto regnanti. Superando senza entrarvi il Castello, incontriamo la Matrice elevata a Basilica Minore da Giovanni Paolo II con una storia che risale da un antico tempio greco con una evoluzione architettonica fino ai giorni nostri.

ore 11.15 – Accanto troviamo il Museo fotografico Eugenio Belfiore, A seguire incontriamo il Portello del Belvedere, un arco in pietra che accede ad un terrazzo sulle isole Eolie con una vista di particolare Bellezza, particolarmente nei suggestivi  tramonti di estate.

ore 11.45 – Scendendo troviamo il museo Medievale “MedioExpo” della sua creatrice Katia Foti, troviamo la riproduzione di oltre 100 vestiti medievali di pregevole fattura, di monili e biancheria intima di un tempo. Le attrezzatura per la costruzione di armature, scarpe in cuoio, ecc. Antichi strumenti di filatura e tessitura e le erbe e gli estratti coloranti che un tempo si adoperavano per le colorazioni dei tessuti.

ore 12.00 – Scendiamo per il quartiere Livatera uno degli ultimi quartieri in ordine di tempo in epoca medievale. Si ritora per incontrare una piccola chiesetta:

ore 12.15 – La “Chiesetta dello Spirito Santo” del 1300 circa. Alcuni effigi fanno pensare ai cavalieri Templari e ai Catari protetti da questi.

Ma gli aspetti culturali si allargano ai giorni nostri, oggi oltre la natura a distinguersi in queste terre troviamo la fattura della lavorazione del formaggio e/o del pane, visitare i caseifici è sempre una esperienza suggestiva che va fatta una volta nella vita.

 

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Il Bosco Malabotta, il bosco più antico della Sicilia

La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta si estende per circa 3.220 ettari circa tra i Monti Nebrodi e i Peloritani. Su una quota intorno ai 1300 s.l.m. si riscontra una vegetazione ricca e fiorente, alberi centenari di Cerro cosiddetti “patriarchi”, esemplari ultracentenari di Cerro.


Si racconta che il suo nome abbia avuto origine da una battuta che il nobile proprietario espresse dopo averlo perso in una giocata a carte tra nobili: “Che Malabbotta”!!. Il Bosco di Malabotta è punteggiato da numerose alture: Pizzo Castelluzzo, Serra Castagna, Pizzo Daniele e Pizzo Galera tutti rivestiti di fitto bosco,infatti per circa 80 ettari domina il Cerro (Quercus cerris), quercia dal portamento regale che può raggiungere i 30 metri d’altezza e di cui in cima a monte Croce Mancina esistono esemplari con tronco di circa due metri di diametro. Oltre a una vegetazione di sottobosco di Peonie, Biancospino, Ginestra e rosa canina, Euphorbie spp., , ecc. nei torrenti e ruscelli troviamo Mappaun sottobosco, di Felci, all’ombra dei Pioppi Neri e Salici, che costeggiano i torrenti Licopedi, Pistone e Fontanazza. Anche la fauna ricca di Gufi, Falchi, Barbagianni, Sparvieri, Martore, Volpi, Gatti Selvatici, Ghiri, Donnole,Topi Quercini, ecc. e’ presente anche ll’Aquila Reale.

Un panorama unico, dallo straordinario valore geomorfologico, ospita nella porzione Nord-orientale il sito megalitico dell’Argimusco, e una storia che risale a tempi preistorici.

Tra i sentieri piu interessanti proponiamo:

Molti i percorsi come le strade sterrate, sono dotate di punti informativi, aree attrezzate e piste ciclabili, che si prestano facilmente agli sport di montagna o anche alle semplici passeggiate.

  1. “Sentiero dei Patriarchi” (3,5 km), dopo aver raggiunto l’ex-caserma forestale,
  2. Il sentiero della“Trota” (10,5 km) che bordeggia il torrente Licopedi al centro della Riserva.
  3. Il “Sentiero di Federico II” seguito dall’imperatore per le sue battute di caccia, tra Monte Fontana Scavi e Monte Cerreto;
  4. il “Sentiero Pittari” (5,9 km)  sul versante meridionale, tra Pizzo Paolo e Punta dell’Aquila;
  5. il “Sentiero Faggita” (2 km circa) e il “Sentiero Vuturi” che aggira Monte Croce Mancia fino Portella Malpertuso, ricongiungendosi con l’ingresso di Malvagna.
  6. Il “sentiero dei Tholos e/o Cubburi” costruzioni in pietra a secco della forma agli igloo eschimesi, sorgono ancor oggi nelle contrade : Preda, Monte Castellazzo, Piano Danzi, Portella Zilla, Polverello, Taffuri, Pellizzaro e Monte delle Cerase.
  7. E poi ci sono i punti di affaccio sulla valle dell’Alcantara, o su Rocca Novara, ecc.
  8. Ogni stagione ha le sue peculiarità e ci si puo inoltrare nel Bosco per trovare luoghi che lasciano incantati;
  9. La nostra cooperativa Handmade vi propone una giornata con visita al Bosco compreso del pranzo al nostro agro-ristorante. Tel. 0941 1930688 – 3467654897
  10. La coop. Handmade ha sede in Montalbano Elicona e fa parte del Network “Rifugi Naturalistici” promossi dal Centro Parchi Nazionale.
  11. La Handmade ha un servizio Guide Naturalistiche che si possono contattare al 3467654899 (si Consiglia di lasciare un messaggio su Wapp per essere ricontattati, grazie); Oppure per avere organizzato la vostra permanenza con Vitto e alloggio e Tour guidati, contattate la nostra Agenzia Viaggi “Montalbano experience” al 3467654897.

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Il Fiume Elicona e la Natura a Montalbano sui Nebrodi

I nostri percorsi lungo sentieri nel letto del Fiume Elicona, nei boschi, antiche trazzere lastricate ovvero le “strade regie” ci conducono a scoprire le Bellezze di questi posti sui Nebrodi. Sono percorsi di difficoltà facile, media e difficile, visitatori lungo percorsi attraverso la vegetazione meravigliosa, lungo il letto del fiume Elicona, osserviamo le gurne ampie zone d’acqua ricche di trote selvatiche e granchi di acqua dolce, e una vegetazione ripariale florida e spettacolare. Con il rispettoso silenzio di chi non vuole indavedere, scopriamo la presenza di uccelli dai passeri ai corvi, al nibbio e al Barbagianni, la civetta, il picchio, ecc. Incontriamo le mucche, le pecore e capre che pascolano liberamente e si abbeverano lungo il corso dell’acqua.

L’itinerario naturalistico lungo il fiume Elicona  (significa tortuoso) offre al visitatore oltre che una bella passeggiata nella natura spunti per conoscere la sua storia e la storia di tante persone del paese di Montalbano Elicona che lo hanno frequentato. Il Fiume nasce tra l’Argimosco e la zona dei Losi scende, e costeggia il monte su cui sorge il paesino di Montalbano, fino al mare Tirreno tra Falcone e Tindari.

Dati sull’Itinerario: Livello di difficoltà: E(scursionistico);

Dotazione personale occorrente:  scarponcini, pantaloni e giacchetta impermeabile; Acqua, qualche semino di frutta secca;

L’itinerario si sviluppa all’interno di sentieri, per il primo tratto su un antico lastricato circa 1000 mt. traccia “Gambarella”, la caminata segue la traccia “Maletto” per poi attraversare un ponticello e inoltrarsi nel percorso nel bosco e nel letto del Fiume circa 2000 mt.. Questo secondo tratto richiede una certa preprazione fisica, si seguono i sentieri del pascolo e poi all’interno del letto del fiume tra una cascatella e un altra, spesso bisogna affrontare la vegetazione fitta e il letto del fiume seguendo i passaggi delle pietre affioranti. 

Al primo tratto si puo godere del paesaggio e della natura. Il lastricato che risale probabilmente al periodo 1600 era molto utilizzato dalla gente del paese perche collegava nella piu via piu breve il paese al fiume. La presenza dei Mulini lungo il fiume e nel nostro percorso ne incontremo tre costituiva una mèta, generalmente a dorso di mulo, di tutti coloro che dalle proprie riserve di granaglie prelevavano qualche sacco per farne farina e Pane per la sopravivenza. Le donne facevano il bucato nell’acqua del fiume e li asciugavano al sole in una grande pietra denominata “Chiappazza” e talvolta prendevenano l’acqua per il fabbisogno della casa, ripercorrendo il tratto dal Paese al fiume piu volte al giorno.

Gli uomini portavano le bestie a bere e raggiungevano, al di la del fiume e per attraversarlo si guadava, gli appezzamenti che coltivavano, oppure si apprestavano passaggi provvisori con dei tronchi che puntualmente venivano portati via dalle piene del fiume in occasioni di piogge torrenziali. i bambini giocavano al fiume e facevano anche il bagno in estate.  Quando il freddo di gennaio e febbraio si faceva sentire si preferiva scendere al fiume che dislivella 170 mt, dal Paese e lavorare i terreni in basso vicini al fiume piu caldi. Ma il tratto del sentiero Gambarella era molto frequentato per via del Grano da molire.

Era un via vai di Muli Chi andava al lavoro, chi andava a molire, chi andava a lavare i panni, chi a prendere l’acqua per la casa.  Oggi è un sentiero solitario, frequentato da qualche mucca, e animale selvatico. Ma le storie dei tempi antichi si possono percepire ancora.

Risalendo il Fiume si incontra un primo mulino, questi funzionavano con le ruote Orizzontali  la cui rotazione era determinata da un getto d’acquala cui acqua veniva prelevata da un punto piu in alto del fiume e convogliata attraverso la “Saia” in un cono in pietra la cui punta si proiettava sulla ruota dotata di tasche per accogliere la forza cinetica. Alla ruota era collegata la macina in pietra.  Si ritorna sul letto del fiume e si risale e si incontra un secondo e poi un terzo mulino ” Mulino della Chiappazza” dove si sosta per poter pranzare oppure riposare prima di intraprendere dopo il passaggio del “Ponte di Ferro” la traccia Gambarella”. 

Obiettivo di tale itinerario:  Ripercorrere le fatiche di un tempo che spesso erano legate al bisgono di sopravivenza, dove la vita era caratterizzata dal lavoro in mezzo alla Natura e la casa rappresentava un rifugio per la notte e il riposo, prima di riprendere il giorno dopo la vita di montagan quotidiana.  Solo le feste comandate erano l’ccasione di potersi incontrare con gli Altri e vivere la Comunità del Paese. Malgrado le fatiche cera tanta voglia di vivere, si procreava, e si sperava in una vita migliore. La natura, la Bellezza, e l’armonia era il contesto in cui si viveva e si traeva forza e speranza.

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Il Presepe Vivente a Montalbano

Il Presepe Vivente in Montalbano Elicona giorno 26 – 29 Dicembre e 6 Gennaio 2020

Il Presepe di Montalbano Elicona ha una tradizione Ventennale e viene animato nell’Antico Borgo del quartiere Serro, il più antico di Montalbano, originario del 1200.

Il Presepe ha come messaggio  il tema dell‘ATTESA. 

La quotidianità è fatta di attese, si attende sempre qualcosa e viene accompagnata dalla speranza di potere accogliere un evento che ti possa  cambiare in meglio la vita.  L’esperienza che ti invitiamo a fare con tutta la tua famiglia, l’abbiamo fatta pure noi soci della cooperativa. Sono gesti semplici di quotidianità che servono ad animare un ambiente familiare, affaccendato a fare qualcosa. Ma la notizia che al tempo si era diffusa, come avviene in tutte le piccole comunità tutti sanno tutto di tutti, era quella di una coppia di profughi che aveva trovato una stalla come unico riparo per poter rifugiarsi e …. partorire, in mezzo ad una mucca, un asino e delle pecore,  accolta dai pastori, ritenuti al tempo la feccia dell’umanità.

Le grandi storie, nascono talvolta così, spesso ci sono grandi figure che hanno cambiato la storia, e provengono spesso da ciò che si pensa impensabile, da storie umili e spesso paradossali, come la storia di un Dio che nasce in una stalla, mica in palazzo reale, come noi immagineremmo consono al suo status, invece è attorniato dai pastori e dalla gente semplice affaccendata a vivere il proprio quotidiano quasi nella  indifferenza. Eppure, nasce con quel bambino, una novità così grande da cambiare la vita a tanta gente, per il resto del tempo dell’esistenza dell’umanità.

Questa occasione del Presepe vivente a Montalbano ti offre la possibilità di sperimentare l‘Attesa e questo paradosso, per imparare, per riflettere, per avere una occasione unica di poter partecipare ad un evento che ha cambiato l’umanità. Anche questa è un occasione di riflessione degli atteggiamenti che assumiamo per ogni attesa che ci capita nella vita. Ti invitiamo a vivere la stessa esperienza con tutta la tua famiglia anche con i tuoi piccoli. Non dimenticheranno mai tale esperienza  carica di suggestioni ed emozioni. 

Per informazioni e per poter partecipare e organizzare la tua permanenza telefona a Rosaria tel. 3467654897, oppure tramite email: handmademontalbanoelicona@gmail.com

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L’Argimusco, mèta in ogni Tempo, alla ricerca dell’Infinito.

Un luogo magico, sacro in ogni tempo, posto in un altura tra i Nebrodi, esposto soprattutto ai venti, ci offre la Bellezza!

Le passeggiate che vi proponiamo sono un percorso lungo l’Argimusco, fatte di poche parole e soprattutto di silenzio. Per chi lo vuole è un viaggio dentro se stessi. Le passeggiate che vi proponiamo non vogliono annunciare alcuna Verità. Nessuno ha delle verità assolute e definitive, ognuno di noi è espressione di un pezzo di verità, ma  mettendo insieme frammenti di verità, e’ così che troveremo una verità più alta.

L’Argimusco ha rappresentato per i popoli di 3-5000 anni fa il luogo della ricerca del mistero che aleggiava attorno ad ogni momento della vita. Durante periodi significativi di passaggio tra una stagione all’altra i popoli raggiungevano questi luoghi ritenuti sacri, per sentirsi svelare frammenti di qualche segreto sulla Vita, e per  celebrare la Natura e i suoi misteri.  

Proveremo a fare un percorso anche dentro di noi, ciascuno per suo conto, ripercorrendo i sentieri che portano ai Megaliti. Proveremo a farvi percepire la magia di questi luoghi attraverso il silenzio e lo sguardo.  Da ogni altura nella vita lo sguardo corre al nostro tempo, viviamo in un periodo di transizione, simile al periodo Medievale,  si avverte una stanchezza delle cosa che ci vengono dette da questo mondo e ci chiudiamo sempre di più. Viviamo in un epoca di  stanchezza.

Le Isole Eolie vista dall’Argimusco

 Siamo stanchi perchè abbiamo smesso di camminare, preferiamo chiuderci in un luogo riparato e attendere tempi migliori. Ma camminare alla ricerca dell’armonia e della pace è essenziale ne abbiamo bisogno come l’acqua ancorati al desiderio di un Amore che ci  spinga in un  “Cammino”. L’amore è lo strumento più vero per trovare  la pace e il senso della nostra vita.

La vita vera ricomincia sempre da ciò che viene scartato. Abbracciare le diversità, il maschile e il femminile, il nero e il bianco, il basso e l’alto ci porta ad uno stato di armonia.

Il vento presente particolarmente in inverno sui Nebrodi  mi turba ed è sempre fastidioso perchè porta dentro il suo andare le mille voci di una natura sofferente. Un vento che apre anche ferite, ma anche il Vento ha una azione positiva, ripulisce e predispone la natura per una nuova vita.

Le ferite sono sempre fondamentali perchè sono occasione di poter riabbracciare l’armonia, e ritrovare il nostro posto nella Vita dell’Universo. Al di la di ogni cosa giusta e sbagliata ci reincontremo in un luogo sacro, al di la di noi, dove tutto ritrova il suo senso, affermava un monaco Sufi.

Vi accompagneremo  sull’Argimusco semplicemente per darvi occasione di guardare. E guardare è una via di accesso alla realtà, il guardare non vuol dire metterci troppa testa. Vuol dire aprire gli occhi e guardare.  Imparare ad ascoltare: la disattenzione è il peggiore di tutti i mali.  Sapersi ascoltare, è qualcosa che spesso non sappiamo fare più. Le scoperte più belle sono avvenute quando lo scopritore è distratto, con la mente libera, e poco concentrato su una cosa.  

La Dea Orante – Sull’Argimusco

Diceva qualcuno: “Imparerai di più dentro i boschi che dentro i libri”.  Il silenzio è lo strumento per leggere la natura e per sentirsi compresi. E se hai dei dubbi potrai sempre chiederlo agli alberi.

Non si hanno soluzioni da dare durante le nostre passeggiate. Non abbiamo Verità da annunciare migliori di tutte le altre o conversioni da proporre ad un Credo.  Vogliamo ricordare che è utile sapersi ascoltare semplicemente, guardare, alzarsi e sapersi rialzare, sono gli strumenti che ciascuno già possiede e questo basta.

Non porre attenzione è come mantenere una ferita sempre aperta, non volere guardare, non volere aprirsi alla vita.

Tornare umani è mantenere la sensibilità, in questo Tempo, è la cosa più essenziale, riscoprire l’amore nel nostro cammino è quello che più conta. L’amore serve per impastare ogni “scarto”, l’unica forza che ricrea nuova vita e bellezza e la lancia in avanti per ottenere nuova vita ancora.

“Non si può fermare il vento, possiamo solo fargli perdere tempo”, cantava de Andrè,  la vita è come il vento e spesso freniamo la vita e ci si ammala. La vita deve scorrere,  siamo noi che non abbiamo il coraggio di rinnovarci e lasciare che la vita scorra e gli facciamo solo perdere tempo.  Un cammino, ogni esperienza,  è fatto da una fine e da un nuovo inizio. 

L’amore…!! Fattelo bastare! L’amore non è perfetto, ma se sei davanti ad un albero, l’amore, fattelo bastare.  

La nostra natura è sempre quella della ricerca dell’infinito e l’amore è quella forza che ci fa tendere sempre all’infinito. Cerca la luce, la luce è da tutte le parti anche nelle ombre.  Ed è in uno sguardo che si intravvede l’infinito. Cit.

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Dì a te stesso: “Abbi cura di me”, cosi come si dice nella canzone di Cristicchi.

Per informazioni e per poter partecipare e organizzare la tua permanenza telefona a Rosaria tel. 3467654897, oppure tramite email: handmademontalbanoelicona@gmail.com

 

L’Argimusco, mèta in ogni Tempo, alla ricerca dell’Infinito. Leggi tutto »