Il sentiero dei Mulini ad acqua sul fiume Elicona

“La vita per essere vissuta bene, deve sapere di pane”.

Impasto della farina e lievito
pagnotte prima di entrare in forno

Il pane è una metafora della “Vita”, prima di diventare tale è seme, sepolto e affidato alla fredda terra, dove contende la sua vita con tutti gli esseri viventi e non, presenti nel mondo oscuro del terreno, ricco di vita e di tutto quello che ‘ tornato alla terra, animali, piante, insetti, e anche gli stessi umani. Ai primi tepori germina tutto si muove più veloce e comincia una trasformazione, vengono emesse le radichette e un piccolo germoglio, ed inizia un cammino verso la luce, e deve convivere, e resistere, e condividere la sua vita con il suo ambiente attorno e quando riesce a portare a compimento la spiga matura piena di nuovi chicchi di grano pronta per essere raccolta, deve essere separata, dai semi non buoni. E prima di poter avere del del “Pane” il grano passa prima da una macina, stritolato e sminuzzato per diventare farina. Per diventare pane la farina ha bisogno dell’acqua e l’impasto deve essere lievitato e passare nella calura del forno a 300 gradi. Si sente adesso il profumo del Pane.

Ma il viaggio continua: Il pane nutrimento della vita umana, per entrare a far parte del nostro corpo deve essere masticato e digerito e poi essere assorbito nel sangue per diventare parte delle nostre cellule e del nostro corpo. E’ cosi che il pane diventa una parte di noi, e a sua volta, ciò che prima era diventato parte del grano, assorbendo i nutrienti prelevati dal terreno e dall’aria, ora anch’essi fanno parte di noi siamo diventati una cosa sola. E’ Meraviglioso!

I mulini costituiscono quei congegni che l’uomo ha inventato per facilitare la trasformazione del chicco di grano in farina. Sul Fiume Elicona ci sono testimonianze di tali manufatti. Ve ne rappresento uno “il Mulino della Chiappazza” nel territorio di Montalbano Elicona sul Fiume Elicona. Un esempio del funzionamento del Mulino.

Valutazione del grado di difficoltà: Percorso medio facile; non adatto per bambini sotto gli otto anni con poca dimestichezza con le arrampicate. Poco adatto a chi ha difficoltà a camminare.  Eì opportuno dotarsi di scarpe da Trekking, una bottiglietta di acqua, portarsi dietro qualche barretta di cioccolata; e dei semini di frutta secca.

Si Parte: ore 10.00 dalla piazza del Comune, nell’attesa si racconta una breve storia di Montalbano Elicona, Crocevia  di popoli ed eserciti, porta di ingresso nell’entroterra siciliano e luogo di sosta di eserciti e regnanti come Federico II di Svevia;

si parte per raggiungere l’antico sentiero “Gambarella”  tra i boschi e si arriva al bivio di due sentieri a destra per scendere alla “Pietra alla Chiappazza” detta “Sentiero Cambarella” a sinistra detta “Sentiero Carboniere o maletto” per andare in “Contrada Maletto”.

  1. Il paesaggio è incantevole, e durante il percorso possiamo notare le tracce di una permanenza umana, piccoli appezzamenti in cui si viveva, 4 pecore, 1 maiale, un piccolo orto, la legna per l’inverno e spesso serviva come deposito delle cose di casa della famiglia. Gli uccelli ci volano vicino e si sente il loro canto in coro senza che questo diventi fastidioso, la brezza ci accompagna e rende fresco e piacevole il nostro cammino;
  2. Si scende a valle e intravvediamo il fondo valle dove passa un braccio affluente del fiume Elicona, il “torrente Maletto”, la vegetazione particolarmente rigogliosa, si differenzia per il suo colore verde e la sua varietà di forme e tonalità di verde. Lo sterrato porta a valle ma ai margini si notano colori e profumi ed emergono prepotentemente durante il nostro andare;
  3. Arriviamo al fondo della valle, adesso al fruscio della brezza sulle foglie si aggiunge il suono dell’acqua del torrente, cerchiamo il passaggio che ci consente di attraversarlo per inoltrarci nel sentiero che ci porta nel letto del torrente fino al “Ponte di Ferro”.
  4. Ci si inoltra nel bosco fino a scendere al fiume, nelle stagioni estive a partire da giugno è piu che un piccolo ruscello, dall’acqua limpida, dove si possono intravvedere le piccole trote, gli avannotti, le farfalle, danzano nell’aria e ci accompagnano nella nostra fatica del percorso. Io mi fermo a bere l’acqua del fiume, dove è piu in movimento, e come fanno tutti gli esseri viventi assetati mi inginocchio e ringrazio madre terra e sorella acqua che è buona e fresca;
  5. Lo spettacolo della natura è in onda, le pietre con le sue forme, la natura che copre ogni angolo come nessun architetto del verde non saprebbe fare, colori e forme, odori unito a quello dello sterco delle mucche, e le tracce di una bevuta al fiume. Si scarpina tra un salto ed un altro di una pietra, si cercano nuovi passaggi più facili, attraversando una riva all’altra, e diventa quasi un gioco o una danza nella natura. Incontriamo sulla sinistra il primo Mulino, posto in alto e raggiungibile da una rampa in pietrame a secco. Bella l’architettura e ti proietta nel tempo passato quando con i muli i contadini accompagnavano da basso sulla rampa fino al Mulino, in attesa del proprio turno per molire quel grano che rappresentava la sopravvivenza per l’inverno avvenire. Ora siamo in alto, a sinistra una vecchia casa del mugnaio, oramai diruta, piu avanti il mulino, senza macina e senza i congegni che l’accompagnavano; ci si muove tra la vegetazione e lo sguardo va al fiume intorno e sembra ancora di sentire don Nino che attendendo il suo turno scherzava con don Turiddu, i muli infastiditi dalle mosche tenevano la coda sempre in movimento per rendere difficile alle mosche potersi posare; il rumore dell’acqua sulla palette della macina, e Don cola che usciva con il suo sacco di farina…. “benedicere a tutti…!! un saluto era d’obbligo prima di riprendere la strada di casa;
  6.  Si riscende dalla rampa e si riprende il cammino lungo il letto del torrente Maletto fino ad arrivare ad un altro mulino sulla destra, posto anch’esso più in alto;
  7. ore 11.30 Si giunge più avanti alla confluenza del fiume Elicona e in alto troviamo un altro mulino, lo troviamo in migliori condizioni rispetto agli altri e possiamo notare due uscite dell’acqua, segno che questo disponeva di ben due macine; Piu avanti troviamo il “ponte di ferro” costruito dagli americani durante la seconda guerra e consentiva ai contadini e i muli di passare senza dover scendere al fiume e guadarlo;
  8. Alla nostra sinistra notiamo una grande pietra piatta inclinata denominata “Pietra a Chiappazza” a sud circa 10 metri per 20 metri. Su questa pietra venivano asciugati i panni delle massaie che venivano a lavare i panni di casa al fiume un percorso che veniva fatto più volte al giorno.
  9. ore 12.00 – si riprende l’antico “sentiero Gambarella” di ritorno. Il posto è incantevole il selciato ha resistito al tempo ed ancora racconta i passaggi del mulo, delle mucche, dei contadini e delle donne, fatica e bellezza, un misto che accompagnavano la vita di sempre e di Tutti, di chi saliva e di chi scendeva, si sale e ci si riposa ogni tanto guardandosi in giro, come a salutare ciò che si lascia, la brezza e il fruscio delle foglie, il fragore dell’acqua viene assopito dalle poche parole che si riescono a sibilare dal fiato che ci rimane per la risalita, prima del nostro arrivo al punto di partenza alle 12.30.

Per Organizzare rivolgersi:

Un saluto affettuoso va all’Associazione “il Ramarro” con cui il CEAN (Centro di educazione ambientale dei Nebrodi) ha collaborato per tracciare il percorso di questo sentiero in occasione del campo di lavoro di volontariato internazionale nell’agosto 2017 organizzato “dalla stessa associazione Ramarro”

2 commenti su “Il sentiero dei Mulini ad acqua sul fiume Elicona”

  1. Renato Carella

    Bel lavoro: grazie Silvio e Rosaria…grazie a tutti, ragazzi, per la bella esperienza vissuta insieme lavorando, duro e sotto il feroce sole di Agosto, all’apertura dell'”Anello della Chiappazza”. Dal 1992 il Ramarro-Onlus, di Caltagirone, organizza ogni anno un campo di volontariato ambientale e l’edizione 2017 è stata tra quelle meglio riuscite. Lunga vita al CEAN e all’amicizia che ci lega!
    Renato Carella

    1. Ringraziamo Renato e l’associazione “IL Ramarro” per l’amicizia e stima, ricambiamo con affetto e stima reciproca. auspicando di vederci ancora a lavorare per la tutela della Bellezza del Creato;

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