Passeggiare il Centro Storico
Il toponimo Montalbano secondo alcuni studiosi deriva dal latino mons albus, con riferimento ai monti imbiancati di neve; altri ritengono che il nome derivi dall’arabo al-bana, con il significato di “luogo eccellente”. Studi più recenti ne fanno derivare il nome da Sesto Nonio Albano, latifondista romano, cittadino della vicina Tindari, che sarebbe l’eroe eponimo della città. Il nome del fiume Elicona è di chiaro etimo greco (elikon = tortuoso) e compare presumibilmente nel IV sec. a.C.XI-XII sec., all’epoca della conquista normanna (1061) risale l’arrivo di una colonia “lombarda”, proveniente in realtà dal Monferrato, che ha lasciato traccia nel lessico e nella fonetica del dialetto di Montalbano; verso la metà del XII secolo si ha la prima notizia ufficiale di Montalbano nel celebre Libro di Re Ruggero del geografo arabo al-Idrisi che definisce il luogo “una rocca assai aspra a salirvi e scendervi ma ricca di ogni bene”; con i normanni la rocca di Montalbano si arricchisce di torri e diventa possedimento demaniale, sotto il diretto controllo della corona, rimanendo tale anche sotto gli svevi.
XIII-XIV sec., nel 1211 l’imperatore Federico II di Svevia concede la rocca in dote alla sua prima moglie Costanza d’Aragona; Il Borgo a seguito delle riforme imposte da Federico II ma per essersi ribellato all’imperatore, come le altre colonie lombarde della Sicilia, nel 1233 il borgo è distrutto e gli abitanti sono deportati in parte ad Augusta e in parte a Palermo ed Agrigento; tuttavia, Federico II, consapevole dell’importanza strategica di Montalbano, ricostruisce il castello inserendolo in un piano generale di consolidamento delle fortezze siciliane; con re Manfredi nel 1262 Montalbano è elevata al rango di contea e affidata a Bonifacio Anglona, zio dello stesso re;
gli angioini nel 1270 continuano l’opera di consolidamento del castello, ma il periodo d’oro di Montalbano coincide con l’arrivo di Federico II d’Aragona che vi stabilisce la sua residenza, (1302-1308) fortificando il castello e circondando di nuove mura il borgo.XVII sec., nel 1623, sotto Giacomo Bonanno, la baronia è elevata a ducato, il quale è retto dai Bonanno fino al 1805, quando Montalbano passa in mano alla Compagnia di Gesù fino all’unità d’Italia.
Borgo ………….. in seguito altri quartieri nascono entro le mura e fuori le mura come il quartiere Livatera a norde del paese e prospiciente alle isole Eolie;La conformazione del borgo antico testimonia l’origine medievale di un tessuto urbano che si è sviluppato entro le mura che cingevano il pianoro intorno alla fortificazione svevo-aragonese ed al Duomo.
Percorso Facile:
Durata: 2 ore circa
Difficoltà: Adatta a tutti
Data e ora partenza: ore 10.30
Punto di ritrovo:Ristorante”Ritrovo dei Re” via Principe Umberto 113
Servizio navetta: su richiesta
Tariffa servizio guida: in base al numero di partecipanti
Si parte alle ore 10.30 – Percorrendo le vie del Borgo possiamo osservare delle chicche che testimoniamo come Montalbano abbia goduto della presenza di Notabili e studiosi e sia stato il centro culturale dell’intera zona; Percorrendo il centro storico incontreremo alcuni balconi di notabili in cui si evincono l’appartenenza di rango dei proprietari appartenenti al Tribunale e ai ranghi dell’alta prelatura; risalendo la via, sulla sinistra incontriamo la chiesetta di S. Caterina che risale al 1200 Pare che anticamente sia stata costruita questa chiesa sulle mura di un avamposto fortificato delle antiche mura; percorriamo la strada per il castello e troviamo dei fabbricati sulla destra che sembra fossero dedicati alle stalle esterne e delle locande che venivano utilizzate dai viandanti; risaliamo il Castello sede di Federico II di Svevia, distrutto per una ribellione degli abitanti e in seguito ricostruito da Re Federico II d’Aragona nel 1300; Montalbano ha sempre rappresentato il luogo di transito di popolazioni ed eserciti che intendevano inoltrarsi all’interno della sicilia. Per questo motivo Montalbano ha sempre goduto di privilegi e attenzioni di molto regnanti. Superando senza entrarvi il Castello, incontriamo la Matrice elevata a Basilica Minore da Giovanni Paolo II con una storia che risale da un antico tempio greco con una evoluzione architettonica fino ai giorni nostri.
ore 11.15 – Accanto troviamo il Museo fotografico Eugenio Belfiore, A seguire incontriamo il Portello del Belvedere, un arco in pietra che accede ad un terrazzo sulle isole Eolie con una vista di particolare Bellezza, particolarmente nei suggestivi tramonti di estate.
ore 11.45 – Scendendo troviamo il museo Medievale “MedioExpo” della sua creatrice Katia Foti, troviamo la riproduzione di oltre 100 vestiti medievali di pregevole fattura, di monili e biancheria intima di un tempo. Le attrezzatura per la costruzione di armature, scarpe in cuoio, ecc. Antichi strumenti di filatura e tessitura e le erbe e gli estratti coloranti che un tempo si adoperavano per le colorazioni dei tessuti.
ore 12.00 – Scendiamo per il quartiere Livatera uno degli ultimi quartieri in ordine di tempo in epoca medievale. Si ritora per incontrare una piccola chiesetta:
ore 12.15 – La “Chiesetta dello Spirito Santo” del 1300 circa. Alcuni effigi fanno pensare ai cavalieri Templari e ai Catari protetti da questi.
Ma gli aspetti culturali si allargano ai giorni nostri, oggi oltre la natura a distinguersi in queste terre troviamo la fattura della lavorazione del formaggio e/o del pane, visitare i caseifici è sempre una esperienza suggestiva che va fatta una volta nella vita.
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dove lo scambio di esperienza può avvenire alla pari. Si desinava insieme e si parlava, ci si confrontava, era una fonte di informazioni per tutto ciò che non si conosceva, parlare con L’ospite rappresentava il momento più importante dell’Incontro con il forestiero, con il diverso.
La cultura di un tempo dava molta importanza all’ospitalità. Oggi riteniamo di non avere bisogna di imparare dalle persone concrete, pensando che Internet e tutto il mondo da esso scaturente sia sufficiente a colmare il nostro bisogno di sapere, di fare nostra l’esperienza dell’altro, del nostro vissuto. Ma in effetti internet non è in grado di trasferirci tutta l’esperienza, internet ci da soltanto delle nozioni che non sono la stessa cosa della comunicazione di una esperienza ricca di quel carico umano ed esperienziale in grado di essere trasferito e condiviso da chi ascolta.
entrare in relazione con chi lo ha preparato, con gli ingredienti che compongono ogni pietanza, ogni ingrediente porta un messaggio dai luoghi da cui esso proviene, gli ingredienti utilizzati e le modalità della loro preparazione della cucina che lo ha trasformato in cibo caratterizzano il messaggio della pietanza. Il cibarsi diventa un momento non solo di sostentamento ma anche di conoscenza, reciprocità, attenzione – uno stimolo ad una maggiore convivialità con i compagni di tavola. . In questo modo si ridà significato e importanza a un gesto fondamentale della nostra vita, che troppo spesso consideriamo usuale e scontato.
ricomporre memorie, intessere relazioni e a condurre, da ultimo, al “perdono” (senso da dare al Dono di se stessi nella Comunità dei Viventi, non come aspetto sacrificale bensì come componente essenziale e dinamico all’interno della comunità dei Viventi)».
Alcuni ingredienti non si usano quasi più e molti altri sono entrati in cucina introdotti da altre culture culinarie. Ma i piatti rivisitati sono capaci di raccontare la propria storia. Un esempio, la porchetta era all’origine un piatto delle famiglie nobili, consisteva nel riempire un maialino di verdure e altre carni, uova e formaggi, passato alla griglia o nei sughi a base di verdure. Nel tempo la ricetta è diventata più popolare e alla portata di tutti. Semplicemente costituita da un impasto di carne, uova, formaggio e verdure avvolta nella cotenna di maiale e cotta nel sugo o in arrosto al forno.
comunità assume il suo siginificato piu pieno e intesa come Universo di “Esseri viventi”, per percepirne i valori e le differenze di cui essa si alimenta e tutte le
relazioni che si costituiscono al suo interno. La tavola diventa il luogo eletto dello stare piacevolmente insieme, dove è facile che vengano fuori aspetti di solidarietà ma anche aspetti conflittuali, il consumo di un pasto attorno alla tavola costituiscono un momento ed un luogo privilegiato “Vero” di Umanità.
Il Segreto è una cottura al momento dell’ordinazione. Un piatto leggero ricco di sapori, vitamine e di sali minerali, particolarmente richiesto in estate. In inverno proponiamo la pasta con crema di broccoli, o con crema di carciofi ai funghi porcini essiccati o freschi, pasta con la crema di Zucca e funghi, ecc. Per gli amanti del Formaggio proponiamo i nostri formaggi piu tipici come la
Provola di Montalbano con un salmariglio (pinzimonio) a base di finocchietto e nocciole; Oppure la fonduta dei formaggi di montalbano, o i formaggi passati in griglia.
Già nella fase di preparazione della pietanza il nostro Cuoco, come un sacerdote, racconta una storia che va letta sul tavolo del commensale. Cogliendo gli ingredienti che lo compongono nella scelta del Km0, della stagionalità dei prodotti e della loro genuinità cioè coltivati senza chimica, ricorrendo a ciò che la natura ci mette a disposizione e attraverso la scelta di cucinare il meglio che si trova tra i prodotti dei contadini locali. Le tavolate, per chi lo volesse, sono una delle nostre proposte di convivialità da sperimentare tra persone che non ci si conosce, un modo di fare nuove amicizie e sperimentare gesti di condivisione.








