Il Fiume Elicona e la Natura a Montalbano sui Nebrodi

I nostri percorsi lungo sentieri nel letto del Fiume Elicona, nei boschi, antiche trazzere lastricate ovvero le “strade regie” ci conducono a scoprire le Bellezze di questi posti sui Nebrodi. Sono percorsi di difficoltà facile, media e difficile, visitatori lungo percorsi attraverso la vegetazione meravigliosa, lungo il letto del fiume Elicona, osserviamo le gurne ampie zone d’acqua ricche di trote selvatiche e granchi di acqua dolce, e una vegetazione ripariale florida e spettacolare. Con il rispettoso silenzio di chi non vuole indavedere, scopriamo la presenza di uccelli dai passeri ai corvi, al nibbio e al Barbagianni, la civetta, il picchio, ecc. Incontriamo le mucche, le pecore e capre che pascolano liberamente e si abbeverano lungo il corso dell’acqua.

L’itinerario naturalistico lungo il fiume Elicona (significa tortuoso) offre al visitatore oltre che una bella passeggiata nella natura spunti per conoscere la sua storia e la storia di tante persone del paese di Montalbano Elicona che lo hanno frequentato. Il Fiume nasce tra l’Argimosco e la zona dei Losi scende, e costeggia il monte su cui sorge il paesino di Montalbano, fino al mare Tirreno tra Falcone e Tindari.

Dati sull’Itinerario: Livello di difficoltà: E(scursionistico);
Dotazione personale occorrente: scarponcini, pantaloni e giacchetta impermeabile; Acqua, qualche semino di frutta secca;

L’itinerario si sviluppa all’interno di sentieri, per il primo tratto su un antico lastricato circa 1000 mt. traccia “Gambarella”, la caminata segue la traccia “Maletto” per poi attraversare un ponticello e inoltrarsi nel percorso nel bosco e nel letto del Fiume circa 2000 mt.. Questo secondo tratto richiede una certa preprazione fisica, si seguono i sentieri del pascolo e poi all’interno del letto del fiume tra una cascatella e un altra, spesso bisogna affrontare la vegetazione fitta e il letto del fiume seguendo i passaggi delle pietre affioranti.

Al primo tratto si puo godere del paesaggio e della natura. Il lastricato che risale probabilmente al periodo 1600 era molto utilizzato dalla gente del paese perche collegava nella piu via piu breve il paese al fiume. La presenza dei Mulini lungo il fiume e nel nostro percorso ne incontremo tre costituiva una mèta, generalmente a dorso di mulo, di tutti coloro che dalle proprie riserve di granaglie prelevavano qualche sacco per farne farina e Pane per la sopravivenza. Le donne facevano il bucato nell’acqua del fiume e li asciugavano al sole in una grande pietra denominata “Chiappazza” e talvolta prendevenano l’acqua per il fabbisogno della casa, ripercorrendo il tratto dal Paese al fiume piu volte al giorno.

Gli uomini portavano le bestie a bere e raggiungevano, al di la del fiume e per attraversarlo si guadava, gli appezzamenti che coltivavano, oppure si apprestavano passaggi provvisori con dei tronchi che puntualmente venivano portati via dalle piene del fiume in occasioni di piogge torrenziali. i bambini giocavano al fiume e facevano anche il bagno in estate. Quando il freddo di gennaio e febbraio si faceva sentire si preferiva scendere al fiume che dislivella 170 mt, dal Paese e lavorare i terreni in basso vicini al fiume piu caldi. Ma il tratto del sentiero Gambarella era molto frequentato per via del Grano da molire.

Era un via vai di Muli Chi andava al lavoro, chi andava a molire, chi andava a lavare i panni, chi a prendere l’acqua per la casa. Oggi è un sentiero solitario, frequentato da qualche mucca, e animale selvatico. Ma le storie dei tempi antichi si possono percepire ancora.

Risalendo il Fiume si incontra un primo mulino, questi funzionavano con le ruote Orizzontali la cui rotazione era determinata da un getto d’acquala cui acqua veniva prelevata da un punto piu in alto del fiume e convogliata attraverso la “Saia” in un cono in pietra la cui punta si proiettava sulla ruota dotata di tasche per accogliere la forza cinetica. Alla ruota era collegata la macina in pietra. Si ritorna sul letto del fiume e si risale e si incontra un secondo e poi un terzo mulino ” Mulino della Chiappazza” dove si sosta per poter pranzare oppure riposare prima di intraprendere dopo il passaggio del “Ponte di Ferro” la traccia Gambarella”.

Obiettivo di tale itinerario: Ripercorrere le fatiche di un tempo che spesso erano legate al bisgono di sopravivenza, dove la vita era caratterizzata dal lavoro in mezzo alla Natura e la casa rappresentava un rifugio per la notte e il riposo, prima di riprendere il giorno dopo la vita di montagan quotidiana. Solo le feste comandate erano l’ccasione di potersi incontrare con gli Altri e vivere la Comunità del Paese. Malgrado le fatiche cera tanta voglia di vivere, si procreava, e si sperava in una vita migliore. La natura, la Bellezza, e l’armonia era il contesto in cui si viveva e si traeva forza e speranza.



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entrare in relazione con chi lo ha preparato, con gli ingredienti che compongono ogni pietanza, ogni ingrediente porta un messaggio dai luoghi da cui esso proviene, gli ingredienti utilizzati e le modalità della loro preparazione della cucina che lo ha trasformato in cibo caratterizzano il messaggio della pietanza. Il cibarsi diventa un momento non solo di sostentamento ma anche di conoscenza, reciprocità, attenzione – uno stimolo ad una maggiore convivialità con i compagni di tavola. . In questo modo si ridà significato e importanza a un gesto fondamentale della nostra vita, che troppo spesso consideriamo usuale e scontato.
ricomporre memorie, intessere relazioni e a condurre, da ultimo, al “perdono” (senso da dare al Dono di se stessi nella Comunità dei Viventi, non come aspetto sacrificale bensì come componente essenziale e dinamico all’interno della comunità dei Viventi)».
Alcuni ingredienti non si usano quasi più e molti altri sono entrati in cucina introdotti da altre culture culinarie. Ma i piatti rivisitati sono capaci di raccontare la propria storia. Un esempio, la porchetta era all’origine un piatto delle famiglie nobili, consisteva nel riempire un maialino di verdure e altre carni, uova e formaggi, passato alla griglia o nei sughi a base di verdure. Nel tempo la ricetta è diventata più popolare e alla portata di tutti. Semplicemente costituita da un impasto di carne, uova, formaggio e verdure avvolta nella cotenna di maiale e cotta nel sugo o in arrosto al forno.
comunità assume il suo siginificato piu pieno e intesa come Universo di “Esseri viventi”, per percepirne i valori e le differenze di cui essa si alimenta e tutte le
relazioni che si costituiscono al suo interno. La tavola diventa il luogo eletto dello stare piacevolmente insieme, dove è facile che vengano fuori aspetti di solidarietà ma anche aspetti conflittuali, il consumo di un pasto attorno alla tavola costituiscono un momento ed un luogo privilegiato “Vero” di Umanità.
Il Segreto è una cottura al momento dell’ordinazione. Un piatto leggero ricco di sapori, vitamine e di sali minerali, particolarmente richiesto in estate. In inverno proponiamo la pasta con crema di broccoli, o con crema di carciofi ai funghi porcini essiccati o freschi, pasta con la crema di Zucca e funghi, ecc. Per gli amanti del Formaggio proponiamo i nostri formaggi piu tipici come la
Provola di Montalbano con un salmariglio (pinzimonio) a base di finocchietto e nocciole; Oppure la fonduta dei formaggi di montalbano, o i formaggi passati in griglia.
Già nella fase di preparazione della pietanza il nostro Cuoco, come un sacerdote, racconta una storia che va letta sul tavolo del commensale. Cogliendo gli ingredienti che lo compongono nella scelta del Km0, della stagionalità dei prodotti e della loro genuinità cioè coltivati senza chimica, ricorrendo a ciò che la natura ci mette a disposizione e attraverso la scelta di cucinare il meglio che si trova tra i prodotti dei contadini locali. Le tavolate, per chi lo volesse, sono una delle nostre proposte di convivialità da sperimentare tra persone che non ci si conosce, un modo di fare nuove amicizie e sperimentare gesti di condivisione.









