Ottobre 2020

E se fossimo Eterni

Pensate che trasformazione avverrebbe se ci accorgessimo, un giorno, illuminati da una improvvisa folgorazione, e comprendessimo che siamo eterni, già adesso, in un corpo che deperisce, in una mente, in una volontà, in una parte emotiva in continuo cambiamento, IO SONO ETERNO. Allora avvertiremmo di essere pienamente liberi: non avremo paura nè della vita nè della morte, nè del successo nè dell’insuccesso, nè della bellezza, nè della bruttura. COMINCEREMMO A VIVERE LE COSE CHE VERAMENTE CONTANO. Noi abbiamo un “IO” popolatissimo, come una casa piena di abitanti, che sono le nostre abitudini, I nostri pensieri cangianti, preoccupati di sopravvivere, preoccupati e presi dalla paura della morte.  Eppure Tutto ci parla di un rifluire di vita da un elemento naturale ad un altro. Diventeremo pasto per i vermi e poi terra per gli alberi, aria per l’atmosfera fino ad essere inglobati in qualche altro elemento e chissà per quanto tempo, forse all’infinito. Ma un altro elemento rifluisce nell’universo ed è la nostra “energia” che abbiamo sparsa nell’Universo attraverso i nostri pensieri e le nostre azioni, che ha fatto in modo che L’Universo non fosse come prima. Accorti di questo, avvertiremmo che ogni cosa che facciamo ha un suo peso e una conseguenza nel bene e nel male.

 

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Una Comunità nell’EcoBorgo, per mettere radici al Futuro

Siamo qui nel Borgo antico di Montalbano Elicona a 1000 mt. slm , Silvio e Rosaria da 5 anni, lo abbiamo scelto, abbiamo lasciato la città e ci siamo reinventati, abbiamo creato i presupposti per fondare e sviluppare una Comunità che possa trovare in questo luogo una dimensione più vicina alla nostra umanità e al rapporto con tutti gli Elementi del Creato. 

Viviamo di Agricoltura e trasformiamo le nocciole in creme e tante altre conserve ricavati dai frutti spontanei di questa terra dei Nebrodi, anche il turismo è una fonte di reddito, con la ristorazione e le passeggiate guidate.

E’ un luogo dove la Natura, ancora, detta le sue leggi a dispetto di molti tentativi degli umani di sacrificarla. Da qui si possono mettere radici e pensare ad un futuro sostenibile  e a una nuova Umanità. Contattataci per un periodo di conoscenza.  Date un occhiata al Nostro Sito e per un contatto telefonare a Silvio al tel. 3467654899

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Le passeggiate tra i noccioleti di Montalbano Elicona – Un Ambiente che ha il sapore di Casa

La Visita guidata,  al Fiume Elicona, ai Noccioleti e ai Boschi circostanti, consiste nello scoprire un ambiente che ha il sapore di casa.

La Natura ovvero tutti gli elementi e gli esseri viventi che vivono in un areale partecipano e integrano le proprie singole attività nel rispetto di un Armonia di “Sistema”, ogni elemento naturale svolge un ruolo al punto di concorrere a generare un Sistema Naturale e a mantenerlo nel suo complesso. Gli unici esseri viventi, che con i propri comportamenti, non tengono conto di tutto questo è l’animale Umano. Laddove i noccioleti sono stati abbandonati dagli umani la natura si riprende il il proprio habitat, il bosco riprende piano piano a riemergere e troviamo funghi, batteri, muschi, licheni, e poi le erbacee tipiche da bosco, graminaceee, l’acanto, il finocchietto, la ferula, ecc. e poi cespugli come il pungitopo, l’edera, la rosa canina, le piccole ginestre, ecc. e man mano le forme arbustive di alloro, di perastro, di biancospino, ecc., fino agli alberi di querce, faggio, castagno, ecc. La coltivazione dei noccioleti lasciano il posto al bosco, legittimo destinatario di questo territorio. Il mondo vegetale non è il solo a rigenerarsi. Una miriade di essere viventi ripopolano questi territori, dal mondo dei vertebrati a quello degli invertebrati, insetti, roditori, topi, ghiri, rospi, serpenti, uccelli dai piu piccoli ai piu grandi predatori. E’ un pullulare di vita e di suoni. E tutto ci richiama a uno stato di benessere percepito dagli occhi, dall’odorato, dall’udito, dal tatto che si compendia nella percezione di uno stato di “Bellezza”, come espressione di uno stato di armonia, di pace, di equilibrio. La Percezione di stare a CASA.

Tecniche colturali: La cura che prestiamo, come cooperativa agricola Handmade, ai nostri noccioleti si basano su principi di “agroecologia”, in poche parole pratichiamo limitatissimi interventi colturali, che prevedono il semplice sfalcio delle erbe prima della raccolta delle nocciole e che ha nella prevenzione degli incendi e nella prevenzione del dissesto idrogeologico oltre a procurare agli umani un cibo genuino, le nocciole la cui raccolta avviene manualmente lasciando molte nocciole a disposizione di altri esseri viventi residenti, altre motivazione a tutela dell’ambiente agroecologico. E la potatura delle parti delle piante disseccate. In tal modo favoriamo la sopravivvenza del noccioleto.

  1. Alle origini delle nostre origini: prendere coscienza che non siamo soli, che non possiamo vivere da soli, che non possiamo vivere a prescindere dagli altri esseri viventi, e che tutti gli elementi naturali, anche il vento, l’acqua, le piogge, le temperature, ecc. possono essere disturbate dalle nostre attività che spesso non tengono conto delle azioni di disturbo dell’armonia dell’habitat, senza considerare l’habitat in cui operiamo è una casa in comune con tutti gli altri esseri viventi e la superficialità e la noncuranza si potrà ritorcere, prima o poi, su noi stessi umani.

  2. Le nostre passeggiate hanno un obiettivo principale di fare una esperienza nella Natura per cogliere l’opera rigenerante della Natura stessa nell’ambiente e toccare con mano le trasformazioni che la Natura opera per sanare quello che noi umani abbiamo cambiato nel nostro esclusivo interesse. Ci renderemo conto che i nostri comportamenti incidono sulla Vita del nostro pianeta e contribuiscono a generare piu o meno “Vita” al nostro ambiente, ma soprattutto scoprire quanto tutto questo incide su noi stessi, cogliere la consapevolezza di quello che contiamo nell’insieme del “Sistema Naturale” partecipando o meno di questa “Armonia” perdendo la percezione di “senso di equilibrio”, di pace, che governa la Natura e che nel Bosco trova una delle più alte espressioni. La storia dei nostri antenati in viaggio da queste parti ci aiuta a cogliere tutte quelle domande che da sempre accompagnano la Vita e che oggi piu che mai sentiamo il bisogno di mettere al Centro del nostro quotidiano, è “la Spiritualità del Creato”.

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L’agroecologia – un modo futuristico di fare agricoltura di Montagna a Montalbano Elicona

Nel territorio dei Nebrodi assistiamo ad un progressivo ed inesorabile abbandono delle terre e anche dei Noccioleti, è il fenomeno  conseguente è lo svuotamento dei paesi e il disintegrarsi delle comunità residenti, migranti verso territori piu rassicuranti.  Tutti gli esseri viventi assumono un ruolo fondamentale nel ciclo vitale dei territori montani e sostanzialmente contribuiscono alla formazione e alla stabilità dell’habitat e del Paesaggio. In questi territori montani si viene a configurare una forma nuova di agricoltura che assume nuovi compiti di Custodi della Natura e di nuova interazione tra montagna e città e tra “tradizione” e “modernità.”  Un significato nuovo di Agricoltura che si vede ad assumere compiti diversi e nuovi nella Comunità non solo come fornitore di prodotti della terra ma anche come fornitore di servizi alla comunità stessa, non di meno sul piano sociale svolge un ruolo rifondante di un nuovo modo di fare comunità. E’ la Comunità transitoria e itinerante. Una nuova forma di turismo dove i residenti della città, per brevi periodi, una settimana, un mese o più, si spostano in montagna: per riposo, per lavoro, per turismo, per studio, e diventano parte integrante della Comunità Accogliente.

Il Turismo sulla montagna per noi umani rappresenta per Alcuni una necessità per poter staccare la spina dalla routine e per Altri una fonte di reddito e ciò ci motiva alla tutela del Paesaggio, sinonimo di bellezza e naturalità. 

Il modo di fare Agricoltura sulla montagna deve avere quindi un altro  approccio di tipo agro-ecologico, dove ogni essere vivente ha lo spazio necessario per interagire costruttivamente con il resto del Creato. Per la categoria degli umani il rispetto del paesaggio e dell’abitat a tutela di tutti esseri viventi che contribuiscono a formarlo è un orizzonte nuovo ancora tutto da costruire e formalizzare in un nuovo approccio di fare agricoltura considerata spesso “marginale” ma che in effetti ha un grande valore ambientale e sociale. Ma quale è il principio fondante di un Agricoltura Agro-Ecologica? E’ la necessità di condividere l’Habitat con tutti gli Esseri del Creato. Da un lato noi umani potremo svolgere un ruolo di timido regolatore e dall’altro garantire che ogni essere vivente e ogni elemento naturale possa essere assecondato nel proprio interagire con il Creato.

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La coop. agr. Handmade ha tra i propri soci una Guida Naturalistica abilitata

Abbiamo da raccontare e far conoscre il Territorio, insieme a tanti amici cultori e appassionati della storia, dell’archeologia,  dei costumi e della gente di questi territori dei Nebrodi storie che hanno un lieto fine, che raccontano di un viaggio che dura di oltre 5000 anni per andare dove? quando? Come? Sono le domande di sempre, di ogni Comunità, di ogni persona di ieri e di oggi. La storia, la scienza, i Territori e i Paesi, le Comunità locali, le Pietre, raccontano che c’è qualcosa sempre di oltre a tutto questo. Il viaggio che Vi proponiamo, vissuto in diversi itinerari a piedi, vi sveleranno il “mistero” senza dare una soluzione, produrranno altre domande, per il prosequio del medesimo viaggio, di una Umanità Errante e mai arrivata.

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Il sentiero dei Mulini ad acqua sul fiume Elicona

“La vita per essere vissuta bene, deve sapere di pane”.

Impasto della farina e lievito

pagnotte prima di entrare in forno

Il pane è una metafora della “Vita”, prima di diventare tale è seme, sepolto e affidato alla fredda terra, dove contende la sua vita con tutti gli esseri viventi e non, presenti nel mondo oscuro del terreno, ricco di vita e di tutto quello che ‘ tornato alla terra, animali, piante, insetti, e anche gli stessi umani. Ai primi tepori germina tutto si muove più veloce e comincia una trasformazione, vengono emesse le radichette e un piccolo germoglio, ed inizia un cammino verso la luce, e deve convivere, e resistere, e condividere la sua vita con il suo ambiente attorno e quando riesce a portare a compimento la spiga matura piena di nuovi chicchi di grano pronta per essere raccolta, deve essere separata, dai semi non buoni. E prima di poter avere del del “Pane” il grano passa prima da una macina, stritolato e sminuzzato per diventare farina. Per diventare pane la farina ha bisogno dell’acqua e l’impasto deve essere lievitato e passare nella calura del forno a 300 gradi. Si sente adesso il profumo del Pane.

Ma il viaggio continua: Il pane nutrimento della vita umana, per entrare a far parte del nostro corpo deve essere masticato e digerito e poi essere assorbito nel sangue per diventare parte delle nostre cellule e del nostro corpo. E’ cosi che il pane diventa una parte di noi, e a sua volta, ciò che prima era diventato parte del grano, assorbendo i nutrienti prelevati dal terreno e dall’aria, ora anch’essi fanno parte di noi siamo diventati una cosa sola. E’ Meraviglioso!

I mulini costituiscono quei congegni che l’uomo ha inventato per facilitare la trasformazione del chicco di grano in farina. Sul Fiume Elicona ci sono testimonianze di tali manufatti. Ve ne rappresento uno “il Mulino della Chiappazza” nel territorio di Montalbano Elicona sul Fiume Elicona. Un esempio del funzionamento del Mulino.

Valutazione del grado di difficoltà: Percorso medio facile; non adatto per bambini sotto gli otto anni con poca dimestichezza con le arrampicate. Poco adatto a chi ha difficoltà a camminare.  Eì opportuno dotarsi di scarpe da Trekking, una bottiglietta di acqua, portarsi dietro qualche barretta di cioccolata; e dei semini di frutta secca.

Si Parte: ore 10.00 dalla piazza del Comune, nell’attesa si racconta una breve storia di Montalbano Elicona, Crocevia  di popoli ed eserciti, porta di ingresso nell’entroterra siciliano e luogo di sosta di eserciti e regnanti come Federico II di Svevia;

si parte per raggiungere l’antico sentiero “Gambarella”  tra i boschi e si arriva al bivio di due sentieri a destra per scendere alla “Pietra alla Chiappazza” detta “Sentiero Cambarella” a sinistra detta “Sentiero Carboniere o maletto” per andare in “Contrada Maletto”.

  1. Il paesaggio è incantevole, e durante il percorso possiamo notare le tracce di una permanenza umana, piccoli appezzamenti in cui si viveva, 4 pecore, 1 maiale, un piccolo orto, la legna per l’inverno e spesso serviva come deposito delle cose di casa della famiglia. Gli uccelli ci volano vicino e si sente il loro canto in coro senza che questo diventi fastidioso, la brezza ci accompagna e rende fresco e piacevole il nostro cammino;
  2. Si scende a valle e intravvediamo il fondo valle dove passa un braccio affluente del fiume Elicona, il “torrente Maletto”, la vegetazione particolarmente rigogliosa, si differenzia per il suo colore verde e la sua varietà di forme e tonalità di verde. Lo sterrato porta a valle ma ai margini si notano colori e profumi ed emergono prepotentemente durante il nostro andare;
  3. Arriviamo al fondo della valle, adesso al fruscio della brezza sulle foglie si aggiunge il suono dell’acqua del torrente, cerchiamo il passaggio che ci consente di attraversarlo per inoltrarci nel sentiero che ci porta nel letto del torrente fino al “Ponte di Ferro”.
  4. Ci si inoltra nel bosco fino a scendere al fiume, nelle stagioni estive a partire da giugno è piu che un piccolo ruscello, dall’acqua limpida, dove si possono intravvedere le piccole trote, gli avannotti, le farfalle, danzano nell’aria e ci accompagnano nella nostra fatica del percorso. Io mi fermo a bere l’acqua del fiume, dove è piu in movimento, e come fanno tutti gli esseri viventi assetati mi inginocchio e ringrazio madre terra e sorella acqua che è buona e fresca;
  5. Lo spettacolo della natura è in onda, le pietre con le sue forme, la natura che copre ogni angolo come nessun architetto del verde non saprebbe fare, colori e forme, odori unito a quello dello sterco delle mucche, e le tracce di una bevuta al fiume. Si scarpina tra un salto ed un altro di una pietra, si cercano nuovi passaggi più facili, attraversando una riva all’altra, e diventa quasi un gioco o una danza nella natura. Incontriamo sulla sinistra il primo Mulino, posto in alto e raggiungibile da una rampa in pietrame a secco. Bella l’architettura e ti proietta nel tempo passato quando con i muli i contadini accompagnavano da basso sulla rampa fino al Mulino, in attesa del proprio turno per molire quel grano che rappresentava la sopravvivenza per l’inverno avvenire. Ora siamo in alto, a sinistra una vecchia casa del mugnaio, oramai diruta, piu avanti il mulino, senza macina e senza i congegni che l’accompagnavano; ci si muove tra la vegetazione e lo sguardo va al fiume intorno e sembra ancora di sentire don Nino che attendendo il suo turno scherzava con don Turiddu, i muli infastiditi dalle mosche tenevano la coda sempre in movimento per rendere difficile alle mosche potersi posare; il rumore dell’acqua sulla palette della macina, e Don cola che usciva con il suo sacco di farina…. “benedicere a tutti…!! un saluto era d’obbligo prima di riprendere la strada di casa;
  6.  Si riscende dalla rampa e si riprende il cammino lungo il letto del torrente Maletto fino ad arrivare ad un altro mulino sulla destra, posto anch’esso più in alto;
  7. ore 11.30 Si giunge più avanti alla confluenza del fiume Elicona e in alto troviamo un altro mulino, lo troviamo in migliori condizioni rispetto agli altri e possiamo notare due uscite dell’acqua, segno che questo disponeva di ben due macine; Piu avanti troviamo il “ponte di ferro” costruito dagli americani durante la seconda guerra e consentiva ai contadini e i muli di passare senza dover scendere al fiume e guadarlo;
  8. Alla nostra sinistra notiamo una grande pietra piatta inclinata denominata “Pietra a Chiappazza” a sud circa 10 metri per 20 metri. Su questa pietra venivano asciugati i panni delle massaie che venivano a lavare i panni di casa al fiume un percorso che veniva fatto più volte al giorno.
  9. ore 12.00 – si riprende l’antico “sentiero Gambarella” di ritorno. Il posto è incantevole il selciato ha resistito al tempo ed ancora racconta i passaggi del mulo, delle mucche, dei contadini e delle donne, fatica e bellezza, un misto che accompagnavano la vita di sempre e di Tutti, di chi saliva e di chi scendeva, si sale e ci si riposa ogni tanto guardandosi in giro, come a salutare ciò che si lascia, la brezza e il fruscio delle foglie, il fragore dell’acqua viene assopito dalle poche parole che si riescono a sibilare dal fiato che ci rimane per la risalita, prima del nostro arrivo al punto di partenza alle 12.30.

Per Organizzare rivolgersi:

Un saluto affettuoso va all’Associazione “il Ramarro” con cui il CEAN (Centro di educazione ambientale dei Nebrodi) ha collaborato per tracciare il percorso di questo sentiero in occasione del campo di lavoro di volontariato internazionale nell’agosto 2017 organizzato “dalla stessa associazione Ramarro”

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